Canfora Luciano - 2000 - Prima lezione di storia greca by Canfora Luciano

Canfora Luciano - 2000 - Prima lezione di storia greca by Canfora Luciano

autore:Canfora Luciano [Canfora Luciano]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: History, Ancient, General, eBook Laterza
ISBN: 9788842059486
Google: RAheSgAACAAJ
editore: Laterza
pubblicato: 2000-12-14T23:00:00+00:00


XIV. La parola come documento

Anche la parola dei protagonisti è un «documento», o almeno dovrebbe esserlo. Come sappiamo, Liu Xie parla di un’opera contenente i discorsi dell’imperatore della Cina, che si intitolava Il libro dei documenti. In questo campo l’aspetto problematico è nella capacità (e, prima ancora, volontà) dello storico di tenersi vicino alle parole di cui vuole lasciar traccia. Tucidide attesta puntigliosamente di essersi attenuto «al senso generale delle cose effettivamente dette» dai protagonisti del suo racconto. E nonostante lo scetticismo di taluni tra i moderni, quelle parole vanno prese sul serio. Tucidide ci dà un campione significativo dell’oratoria politica del tempo (come ben sapeva Cicerone)1: colma una gravissima lacuna della nostra conoscenza della città antica. All’epoca i politici non scrivevano i loro discorsi («per timidezza», ironizzava Platone nel Fedro): tesori di oratoria si sono perciò dispersi al vento. Se dunque vogliamo farci un’idea di come parlavano Pericle, Alcibiade, Cleone, Nicia, Brasida, Atenagora siracusano ecc., dobbiamo ricorrere a Tucidide, che intuì l’importanza del ragionamento politico e della parola pubblica, e dei suoi effetti, come decisivo fatto storico. Un critico piuttosto tardo, del tempo di Augusto, Dionigi di Alicarnasso, portava come esempio di parola inventata da Tucidide proprio il dialogo tra Meli e Ateniesi (cfr. supra, cap. XII), ma forse si sbagliava anche in quel caso: non si vede perché Tucidide non potesse farsi raccontare dai generali ateniesi il contenuto di quel dialogo, visto che intendeva dare all’episodio il rilievo che si è detto. Non va dimenticato che i protagonisti della politica e della guerra erano essi stessi parte dell’élite colta della città e che dunque il veicolo dell’informazione era per Tucidide, in questo come in altri casi, immediato. Né quel dialogo deve necessariamente apparirci troppo sottile o troppo elevato per esser «vero». Se si pensa alle sottigliezze anche filosofiche cui si abbandonano i protagonisti di quella che ad Atene era la forma d’arte più popolare e più apprezzata (il teatro tragico), non deve stupire che i generali ateniesi parlassero nel modo serrato, tagliente e concettoso in cui li fa parlare Tucidide.

La parola ha uno spazio grandissimo nella vita collettiva (teatro, assemblea, tribunale) e perciò anche nel racconto storiografico antico è largamente presente, e talvolta dominante. Non è un semplice ritrovato artistico: è un fedele rispecchiamento della realtà molto parlata della città greca. La scrittura – soprattutto quella esposta – è un surrogato marginale.



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